Martina Conte
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Tra gli eventi più dolorosi che possono accadere nella vita c'è la perdita di un animale della famiglia. Comparato a tutti gli effetti come un membro del nucleo famigliare, la morte di un cane, gatto o animale domestico non convenzionale è evento estremamente doloroso. Nell'articolo capiamo come fare per elaborare il lutto.
Cos’è il lutto
Secondo il filosofo Umberto Galimberti il lutto è uno
“stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza.
La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili.”[1]
La maggior parte dei proprietari considera il proprio animale come un membro della famiglia e dunque al momento di una diagnosi terminale o della morte dell’animale sperimenta la condizione psicologica ed esistenziale della perdita di un “oggetto”[2] amato.
Gli affetti emotivi primari
Lo scienziato Jaak Panskeep, che ha un approccio neurobiologico ed evoluzionistico alla mente umana, indica gli affetti emotivi primari che generano i sentimenti nel cervello e la motivazione ad agire.
La cosa interessante è che questi stati emotivi li condividiamo coi mammiferi, anche se quelli umani sono più complessi ovviamente (ad esempio sono mediati dal linguaggio).
Ebbene tra questi affetti primari c’è la cura, ossia la motivazione all’accudimento e alla protezione sia della prole che degli altri significativi.
È alla base della capacità di aiuto sociale per il quale chi ama davvero gli animali si preoccupa della sua comunità (del suo ecosistema potremmo dire).

La cura amorevole è associata al sentimento di tenerezza che noi uomini sentiamo per i nostri animali e che ci spinge a cercare il contatto con loro ed accarezzarli.
Anche i nostri animali hanno il medesimo affetto primario, ricercano e ci danno conforto e protezione e cercano il contatto tattile.
L’affetto primario negativo complementare è il panico/tristezza, come conseguenza di una separazione con l’altro significativo (nel nostro caso, riferito alla perdita/morte del cane, gatto o altro animale membro della famiglia).
Questa emozione è alla base del lutto ed è un sentimento di perdita, di ansia, di scoramento, di dolore e infine di disperazione.
Le fasi del lutto
Il processo del lutto è stato descritto da numerosi psicologi.
Sono interessanti quelle descritte:
- da John Bowlby
- da Elisabeth Kübler Ross.
Bowlby che si dedicò alla costruzione e rottura dei legami affettivi, individua 4 fasi nel lutto:
- Una fase di disperazione acuta, caratterizzata da stordimento e protesta e il rifiuto della perdita.
- Una fase d’intenso desiderio e di ricerca della persona deceduta.
- Una fase di disorganizzazione e di disperazione.
- Una fase di riorganizzazione, durante la quale gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e la persona afflitta comincia ad avvertire un ritorno alla vita.
Kübler Ross ha individuato 5 fasi:
- Fase della negazione o del rifiuto: costituita da una negazione della morte.
- Fase della rabbia: costituita da ritiro sociale, sensazione di solitudine e necessità di individuare le cause della morte esternamente (forza superiore, medici, società) o internamente (non essere stati presenti, non aver fatto di tutto).
- Fase della contrattazione o del patteggiamento: costituita dalla rivalutazione delle proprie risorse e da una accettazione della irreversibilità della situazione.
- Fase della depressione: costituita dalla consapevolezza che non si è gli unici ad avere quel dolore e che la morte è inevitabile.
- Fase dell’accettazione del lutto: costituita dalla elaborazione della perdita e dall’accettazione della differente condizione di vita.
Sono dette fasi in quanto possono non verificarsi necessariamente in questo ordine, ma variare per ordine e durata.
Le criticità del lutto per la morte di un animale

Tuttavia, il lutto per la morte di un animale da compagnia può complicarsi a causa dell’impossibilità di mettere in atto l’elaborazione: alcune persone si vergognano a esternare sentimenti come disperazione e rabbia per la morte del proprio cane o gatto.
Oppure lo fanno in un momento concitato o di urgenza, nello studio del veterinario, mentre questo deve assistere nella morte dell’animale (eutanasia), e non può anche occuparsi della disperazione del proprietario.
Non voglio essere fraintesa: il momento del pianto è sempre legittimo, soprattutto appena dopo la morte.
Sarebbe però importante trovare anche un altro momento in cui confidare agli altri le emozioni e gli stati d’animo che si provano in questi momenti per avere i benefici che il supporto sociale può dare.
La possibilità di raccontare la propria esperienza di perdita in una condizione di relativa tranquillità ed avendo il giusto tempo a disposizione può essere terapeutico così come poter svolgere un rito, magari con un amico/amica (alcuni ad esempio, se possono, seppelliscono il proprio animale in cimitero dedicato).
Noi esseri umani siamo esseri sociali: il supporto sociale e i riti sono importanti.
Nonostante la società abbia spesso un atteggiamento critico nei confronti di queste scelte (sepoltura o altri riti come la cremazione), a livello psicologico hanno invece un importante valore.
Chi è il pet loss counselor
All’estero esiste la figura del pet loss counselor, uno psicologo specializzato nel rapporto con gli animali da compagnia che supporta le persone attraverso il percorso che conduce dalla diagnosi, all’eventuale decisione dell’eutanasia, fino al periodo successivo alla morte dell’animale, aiutando i proprietari a trovare un nuovo equilibrio interiore.

In Italia, iniziano a nascere i primi cimiteri per animali da compagnia e vi sono seminari sul tema del lutto per la perdita di un animale da compagnia e colloqui di counseling e supporto psicologico rivolti a chi si trova a vivere questa difficile esperienza.
co autore Elisa Silvia Colombo
Bibliografia
[1] Umberto Galimberti, Enciclopedia di Psicologia, 1999
[2] In senso psicoanalitico “oggetto” è un termine tecnico che indica un altro essere vivente affettivamente significativo.