Cesare Bonasegale con i suoi Bracchi Italiani

L’Origine del Cane: Un Legame Stretto con il Lupo

Il cane discende dal lupo ed è il frutto della selezione fatta dall’uomo nell’intento di procurarsi degli ausiliari. Si sono così creati i cani da caccia, i cani da guardia, i cani da pastore, eccetera, eccetera.
Resta comunque il fatto che il cane appartiene alla medesima specie del lupo: infatti da un incrocio fra un cane e un lupo nascono soggetti fecondi; non così avviene allorché si accoppia una cavalla e un asino, da cui nasce un mulo, che è sterile.
Idem se si accoppia un’asina ed un cavallo, da cui nasce un bardotto, pure lui sterile, perché cavallo e asino sono due specie diverse.

Ruoli Funzionali dei Cani: Dalla Caccia alla Guardia

Mia moglie un paio d’anni fa mi ha portato a casa una bastardina di 60 giorni che altrimenti sarebbe finita al canile municipale: una graziosa cagnolina a pelo raso, tutta nera con orecchie cadenti.
All’età di 6 mesi circa, mentre scorrazzava nel mio ampio giardino, ha fermato in termini molto espressivi una coppia di piccioni.
Io allora ho collocato alcune quaglie nel campo adiacente alla mia cascina, che la bastardina ha fermato meravigliosamente.

Nigra, cane meticcio, con Cesare Bonasegale

La Morfologia Canina e la sua Funzionalità

Se fosse stata un Setter o un Bracco, le sue caratteristiche morfologiche mi avrebbero dato la certezza a prima vista che era una fermatrice, cioè senza dover fare la verifica con le quaglie.

Ed è quella la funzione delle caratteristiche morfologiche, cioè di identificare dall’aspetto del cane il suo comportamento trasmesso geneticamente.

Ripeto che la reale funzione delle caratteristiche morfologiche delle singole razze è di fare riconoscere a prima vista i cani dotati di alcuni tipici comportamenti.
Se vedo un Pastore Tedesco so per certo che avrà l’istinto del cane da guardia.

Ben Pastore Tedesco con Cesare Bonasegale

Cionondimeno, solo in rarissimi casi la struttura descritta negli standard morfologici delle singole razze è funzionale per il lavoro che il cane deve svolgere (vedi le gambe corte del Bassotto per facilitare il suo ingresso nella tana della volpe; e francamente non mi viene in mente nessun altro caso).

Ciononostante, molti giudici d’esposizione si inventano alcune funzionalità della struttura morfologica semplicemente per accrescere l’importanza dei loro giudizi.

Famoso il caso di chi attribuiva alla divergenza degli assi cranio facciali l’alto portamento della testa del Bracco italiano.

Cesare Bonasegale con i suoi Bracchi Italiani

A dire il vero ci sono casi in cui la struttura morfologica è funzionale….che però non vengono indicati nei relativi standard morfologici: a questo proposito, cito due casi a me noti.

  • il portamento orizzontale della coda nelle razze da ferma, che consente al cane di descrivere con la coda quel che il suo naso avverte;
  • altro caso (anch’esso ignorato dagli standard morfologici) è la secrezione cerulea dei cani a pelo corto, grazie alla quale – quando piove – basta una scrollata per far tornare asciutto il pelo.

La Diffusione dei Cani di Razza e il Mondo delle Esposizioni

E allora – vi chiederete – perché mai gli standard morfologici sono così dettagliati nel descrivere l’aspetto delle razze?
Perché così, nelle esposizioni, si possono premiare le inutili bellezze dei cani, che però saranno motivo di grande orgoglio per i loro proprietari.
E non è un fattore secondario, perché i successi nelle esposizioni sono e son sempre stati un grande incentivo a favore della diffusione dei cani di razza.

Il Cambiamento del Ruolo Funzionale dei Cani

Negli ultimi decenni, però, i riferimenti generali della cinofilia sono drasticamente cambiati, soprattutto perché l’impiego funzionale delle razze canine è enormemente diminuito: la scomparsa di molta selvaggina ha ridotto enormemente l’impiego dei cani da ferma; i cani da pastore tuttora in funzione sono delle rarità e i cani da guardia sono stati sostituiti da telecamere di sorveglianza, e via così!

Un’indagine (su di un campione troppo piccolo per essere significativo) indica che il 35% dei Bracchi italiani sono tenuti come “cani da compagnia”.

Gestione ed Educazione del Cane da Compagnia

Ho incontrato una signora con al guinzaglio un bel Bracco italiano e mi sono compiaciuto con lei, suscitando però commenti di profonda insoddisfazione perché – mi ha spiegato la signora – non può mai scioglierlo dal guinzaglio: il cane infatti, giustamente animato da istinto predatorio, se ne va a cercare la selvaggina sordo ai richiami.

In casi di questo genere non c’è la necessità di educare il cane, bensì di insegnare ai loro padroni come gestire il cane.

E questo tipo di servizio (che è la norma nei Paesi Scandinavi) in Italia non esiste! L’unico ente che potrebbe (anzi dovrebbe) stimolare una evoluzione in questo senso – cioè l’ENCI – è in tutt’altre faccende affaccendato e da lui non ci possiamo attendere alcun aiuto.
In conclusione oggi ci troviamo circondati da “cani da compagnia”, la stragrande maggioranza dei quali sono meticci, e della cui educazione nessuno si occupa.

L’Empatia nei Confronti dei Cani e la sua Strumentalizzazione nei Media

Nei confronti dei cani da compagnia, è importante affrontare il tema dell’empatia che essi suscitano e della strumentalizzazione che ne viene fatta.

Quando la pubblicità avveniva soprattutto sulla carta stampata, le agenzie pubblicitarie verificavano l’efficacia dei loro annunci esponendo ad un gruppo di consumatori o cinque o sei pagine pubblicitarie per poi verificare l’impatto suscitato dai singoli annunci.
Quei test erano chiamati “reading and noting”.

Quel tipo di verifica evidenziò che la presenza di un cane nell’annuncio pubblicitario – anche se estraneo al messaggio comunicato – aumentava il “noting”, cioè faceva memorizzare l’annuncio rispetto agli altri in cui non c’era il cane. L’immagine del cane creava cioè una forma di “empatia” di cui beneficiava la comunicazione pubblicitaria.
Il “reading and noting” continuò ad essere utilizzato anche con l’avvento della pubblicità televisiva ed ancor oggi vediamo alcuni spot pubblicitari in cui è presente un cane, anche se non ha nulla a che vedere con il messaggio pubblicitario, semplicemente per beneficiare dell’empatia provocata dalla sua presenza.

E quali cani sono utilizzati a tale scopo?
Spesso si fa ricorso ai Border Collies, perché la loro alta addestrabilità ne facilitano l’impiego.
Ma ancor più spesso si usano dei meticci, proprio perché sono piò “simpatici”.

Un cane di razza si fa notare per la sua “bellezza” che incarna le caratteristiche tipiche della sua razza.
Il meticcio invece è bello perché “simpatico”, per l’espressione del suo sguardo e del suo comportamento.

Tutti i meticci sono “simpatici”?
Ovviamente no, ma negli spot pubblicitari si usano solo quelli che suscitano empatia.

L’esasperazione dell’empatia del cane da compagnia a volte deforma il rapporto che si trasforma in sentimenti assimilabili a quelli tra padre e figlio, ignorando la sostanziale differenza dell’intelligenza del cane e le radicalmente diverse esigenze alimentari.
E quel che è peggio, non esiste una fonte ufficiale a cui i proprietari dei cani possano attingere per imparare che “voler bene a un cane” vuol dire innanzitutto conoscerlo.