Elisa Dal Bosco
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Cani anti Covid: a che punto siamo?
La Rivista Nature ha pubblicato uno studio che ne parla, in modo autorevole e dimostrando che 8 cani selezionati in un campione, parte di uno studio scientifico, possono annusare l’odore che il COVID 19 emana (pubblicazione in inglese dello studio). I cani sono stati in grado di discriminare tra campioni di individui infetti (positivi) e non infetti (negativi) con sensibilità diagnostica media dell'82,63%.
Durante la presentazione di 1012 campioni randomizzati, i cani hanno raggiunto un tasso di rilevamento medio complessivo del 94% (± 3,4%).
Questi risultati preliminari indicano che i cani da rilevamento addestrati possono identificare campioni di secrezione respiratoria da individui infetti da SARS-CoV-2 ospedalizzati e clinicamente malati discriminando tra campioni di pazienti infetti da SARS-CoV-2 e controlli negativi.
Questi dati possono costituire la base per il metodo di screening affidabile delle persone infette da SARS-CoV-2.
Cos’è un cane anti-covid?
Secondo varie ricerche i cani possono rilevare Sars-CoV-2 con una precisione sorprendente, anche prima che si manifestino i sintomi dell’infezione Covid-19.
Nel mondo i cani sono già addestrati a rilevare gli odori di alcuni tumori, la malaria ed il Parkinson.
Il ruolo del cane molecolare per il contenimento della pandemia
Secondo la London School of Hygiene & Tropical Medicine, i cani anti Covid potrebbero fornire un metodo di individuazione rapido e non invasivo, arrivando a valutare ciascuno fino a 250 persone all’ora, ed essere utilizzati ad esempio negli aeroporti, come i cani antidroga, o nelle scuole ed evitare ai bambini il fastidioso test, molto invasivo, a livello naso faringeo.
“In caso di successo, questo approccio potrebbe rivoluzionare il modo in cui diagnostichiamo il virus, portando a un rapido screening di un elevato numero di persone, il che potrebbe avere un impatto profondo e contribuire a riportare la nostra vita a una sorta di normalità” chiarisce Roberto Zampieri.
Gli scienziati coinvolti negli sforzi suggeriscono che i cani anti Covid potrebbero aiutare a controllare la pandemia perché possono controllare centinaia di persone all'ora in luoghi trafficati come aeroporti o stadi sportivi e sono più economici da eseguire rispetto ai metodi di test convenzionali. Mancano però studi pubblicati e revisionati su riviste scientifiche, il campione di questi esperimenti è evidentemente limitato, e la comunità scientifica non può fare affidamento su numeri così ristretti.
I cani sono già stati utilizzati negli aeroporti di Helsinki, Santiago del Cile e Dubai, oltre che per controllare i fan alle partite di basket dei Miami Heat negli Stati Uniti.
Il cane anti-covid rientra tra i cani molecolari?
Ne parliamo con Roberto Zampieri, fondatore di Progetto Serena Onlus, per la preparazione del cane allerta-diabete.
“E' stato dimostrato che con una metodologia di preparazione semplice, ma seria, si ha un sistema di controllo immediato, che ricorda la preparazione del cane molecolare. Il cane può segnalare la presenza di un positivo al COVID 19 con risultati anche del 100%.
Siamo arrivati? No assolutamente! Si faranno ancora test su test e se i risultati fossero confermati forniremo alla scienza qualcosa su cui lavorare.
E se dovessimo fallire i prossimi test? Nessun problema, non abbiamo chiesto soldi a nessuno, tutto l'occorrente lo abbiamo acquistato con le nostre risorse, per cui potremmo tranquillamente dire: ci abbiamo provato!".
Come viene addestrato un cane allerta Covid?
Il progetto COVID 19 ha preso il via già dalla fine di marzo 2020 in seno a Progetto Serena Onlus, (associazione ideata e creata nel 2013 da Roberto Zampieri, che prepara i cani allerta nel diabete).
Per i diabetici gli amici a 4 zampe che vivono con loro rilevano da tempo le variazioni glicemiche del proprietario.
Progetto Serena Onlus è un'associazione senza fini di lucro, un progetto totalmente autofinanziato, con finalità di solidarietà sociale, che ha richiesto mesi di lavoro.
“E a metà Aprile 2021 abbiamo fatto test su un campione molto ampio di popolazione, con risultati eccellenti. Abbiamo lavorato con 4 cani pre-addestrati da noi in un paese in Sardegna, grazie alla collaborazione delle istituzioni locali”
aggiunge Roberto Zampieri, cinofilo di lunga esperienza.
Quali sono gli iter che sta seguendo Progetto Serena? A che punto siamo oggi?
“Progetto Serena Onlus, sta proseguendo con risorse proprie nel fare test su campioni più o meno ampi, con scarsissimi errori. Questo ci porta a pensare che siamo vicini ad avvalorare il valore scientifico ai nostri sforzi.
I cani da rilevamento sanno fiutare con elevata sensibilità e specificità i VOC (sostanze volatili contenute in molti campioni biologici), contenuti in campioni di saliva, secrezioni tracheobronchiali o sudore ascellare di soggetti positivi al test molecolare per il rilevamento di Sars-Cov 2"
Dove e come sono già impiegati i cani allerta Covid di Progetto Serena?
“Al momento stiamo collaborando, da oltre un anno, con alcune RSA, seguiti dal personale medico e da bravi istruttori di Progetto Serena che collaborano con noi da tempo ed i loro cani.
I risultati sono sorprendenti.
Recentemente abbiamo testato un numero molto ampio di persone, con risultati pari al 100%,
L’obiettivo del nostro studio è quello di arrivare ad utilizzare il classico tampone rinofaringeo su meno soggetti possibili, non solo nell’ottica di un risparmio in termini economici per la Sanità, ma soprattutto in termini di impatto psicologico nelle categorie fragili, come i bambini e gli anziani” conclude Roberto Zampieri.
I metodi tradizionali per la diagnosi delle malattie prevedono l’utilizzo di esami e test che spesso sono invasivi, quindi dolorosi o fastidiosi, e richiedono tempo per essere effettuati.
È per questo motivo che la ricerca è sempre più rivolta verso metodi di diagnosi non invasivi nella pratica clinica routinaria.
L’odore del nostro corpo deriva dalla combinazione di centinaia di sostanze volatili (VOC), prodotte da una moltitudine di tipi cellulari attraverso molteplici processi metabolici, che nel complesso costituiscono il volatiloma.
I campioni biologici più ricchi in VOC sono l’espirato, il sudore, l’urina, il sangue, le feci e le secrezioni vaginali.
In molte patologie umane si osserva un cambiamento del volatiloma con produzione specifica di alcuni VOC e, tra queste, quelle causate da agenti eziologici di natura microbiologica come:
- batteri (colera, difterite, scarlattina, tubercolosi, tifo, polmoniti)
- funghi (polmoniti)
- virus (polmoniti, vaiolo, febbre gialla)
- tumori (mammella, polmone, vescica, leucemie)
- malattie metaboliche (tra cui il diabete) anche ereditarie (come la fenilchetonuria) (Shirasu M et al, 2011).
Quanti cani anti-covid sono pronti per entrare in azione a breve e quanti per il 2021?
“Al momento abbiamo una decina di cani pronti a lavorare su COVID 19, a cui si possono aggiungere quelli già presenti in Progetto Serena, quindi già pronti a lavorare sull’allerta nel diabete, con i loro conduttori, dopo una preparazione che necessita di almeno un mese di training.
Il virus Sars-Cov2 continua a diffondersi molto velocemente con un impatto sociale ed economico devastante.
In questa, come in tutte le pandemie, sistemi di identificazione mobili real time sono assolutamente necessari per identificare quante più persone positive.
In uno studio pilota del 2016, è stato dimostrato che i cani addestrati possono distinguere tra cellule infettate in vitro con diversi virus e cellule non infettate, con sensibilità e specificità molto elevate suggerendo il loro utilizzo come “tecnologia real time” di rilevamento di virus.
Gli stessi autori suggeriscono che la capacità di discriminare tra campioni positivi e negativi è plausibilmente dovuta alla produzione di VOC specifici da parte delle cellule infettate (Angle TC et al, 2016).
“Chi crede nel potere curativo del cane e nella sua forza olfattiva, non può non pensare che anche in questo caso il cane è utile, se non indispensabile.
Il tempo sarà l’unico giudice però, comunque vada, era giusto provarci” conclude Roberto Zampieri, Progetto Serena Onlus.
“L’obiettivo di questo studio esplorativo prospettico è quello di validare i protocolli per l’utilizzo di cani da allerta esperti per l’identificazione rapida di soggetti positivi al Sars-Cov2 in luoghi dove il virus potrebbe diffondersi rapidamente, come le scuole o i drive-in.
Le scuole, di ogni ordine e grado, rappresentano infatti un luogo di aggregazione importante e per questo penalizzate da chiusure forzate; la maggior parte dei soggetti frequentantinon rientra nella popolazione che verrà sottoposta avaccinazione e per questo il virus oltre a diffondersi tra gli stessi scolari può farlo anche nel loro contesto familiare.
I cani vengono preparati a riconoscere particolari VOC attraverso un meticoloso lavoro di discriminazione olfattiva che permette loro di memorizzarli”.
Il protocollo di Progetto Serena per il cane allerta nel diabete è la chiave di volta anche per COVID 19?
Il fiuto del cane può sostituire i tamponi molecolari? Ne parliamo anche su Ansa.